Palazzo Spinola
Appena riportato al suo originario splendore da un’intensa opera di restauro, il Palazzo della nuova sede del Circolo Artistico Tunnel al n. 6 della già Strada Nuova, fu iniziato su commissione dei fratelli Giambattista e Andrea Spinola nel 1563 e realizzato prevalentemente da Bernardino Cantone da Cabio, architetto protagonista nei magnifici palazzi storici di questa strada.
Il piano nobile è dominato da un grandioso salone arricchito da preziosi arazzi cinquecenteschi e dal grande camino del Valsoldo, addossato alla parete sud, che oggi troneggia sotto gli affreschi di Andrea Semino.
Il Semino, che già aveva affrescato il soffitto di una sala al piano terra con le Storie di Perseo e Andromeda, qui volle narrare le imprese degli Spinola. Nella medaglia centrale raffigurò l’ Ambascerìa di Oberto Spinola al Barbarossa, mentre nelle laterali le Nozze di Argentina, figlia di Opizzo; Nicolo Spinola nominato condottiero del mare dallo stesso imperatore Barbarossa; l’Aiuto della flotta di Guidone Spinola all’esercito cristiano e l’Assedio della Città di Acone.
Lo stesso Semino continuò la decorazione del piano nobile sul soffitto di una sala attigua, ponendo al centro il Mito di Giove e Danae e ai lati quelli di Nettuno e Proserpina, Venere e Adone, Giove ed Europa, Giove e Antiope. Nel vicino salotto di Fetonte è Luca Cambiaso, invece, il protagonista artistico con la Caduta di Fetonte; lo Scorticamento di Marzia; la Punizione di Aracne; la Caduta dei giganti e con la Caduta diIcaro, dove interpreta scene mitologiche, tradotte sempre in affresco con trasparenti e chiari colori di rosa pallido e verde.
Tutte opere databili intorno al 1565 che si accompagnano ad altri capolavori. Nella stessa sala, infatti, possiamo scorgere alle pareti, incastonati in dorate cornici a stucco del Settecento, La Maddalena di Paolo Veronese; il Presepe della scuola dei Bassano; La Fucina di Vulcano di Luca Giordano; Le Danaidi di Valerio Castello; San Francesco in preghiera di ignoto autore del Seicento; Santa Martire attribuita a Bernardo Cavallino; Lo sposalizio di Giacobbe attribuito al Cignani; San Francesco (mezzo busto) di Bernardo Strozzi il Cappuccino e Una storia mitologica di scuola di Paolo Veronese.
Nella sala successiva invece, primeggiano altri tre capolavori: la Generosità di Scipione del genovese Baciccio (G. Battista Gaulli), insieme a la Fucina di Vulcano e al Trionfo di Cerere di G. Benedetto Castiglione il Grechetto. Non tutto però si è conservato così bene. Nei secoli il Palazzo Spinola-Doria subì alterazioni e modifiche assai gravi, specialmente nelle due facciate. Quella a sud verso il giardino, ebbe la galleria al piano nobile e il porticato a piano terra chiusi per ricavare alcune altre stanze.
La facciata su Strada Nuova, originariamente semplice e lineare, fu arricchita di aggetti e rientranze e modificata con l’aggiunta di un secondo piano nel 1683. Tali trasformazioni si devono probabilmente ad Ambrogio Doria, divenuto proprietario del Palazzo dopo la famiglia Spinola.
Negli anni molti dipinti custoditi nella varie sale furono portati anche fuori d’Italia. Su tutti ricordiamo lo splendido Ritratto di Polissena Spinola di Antonio Van Dyck, oggi esposto alla National Gallery di Washington.